Vediamo
quale altro elemento indiziario potrà essere aggiunto al già
poderoso dossier da quest’ultimo testo.
Nel
1872 lo studioso Carini
scoprì il Defloratio
Philosphorum all'interno del Codice
Speciale, codice raccolta di testi alchemici appartenuto ad una
famiglia palermitana, la Speciale, e risalente
al XIV secolo1.
Dentro
il codice sono presenti vari testi alchemici2.
Alcuni di essi sono da attribuire ad Arnau
de Vilanova per specifica menzione diretta fatta nel codice, altri
testi nel codice, indicati come anonimi, sono stati poi
successivamente attribuiti ad Arnau: è il caso delle Speculum
Alchimiae,
del Flos
Florum e del Novum
Testamentum3.
Il
Defloratio
è invece, direttamente attribuito ad Arnau nominato
quale “Magistri
Arnaldi Villanovani”4.
Questo
testo è di importanza essenziale per due ordini di motivi: il primo
è che il testo è stato certamente redatto nei primi trenta anni del
13005,
ovvero pochi anni dopo la morte di Arnau
de Vilanova, il secondo è che esso contiene argomenti e temi
tanto di carattere alchemico quanto di tipo astrologico.
Considerato
che il codice è indiscutibilmente coevo o poco successivo all'epoca
di Arnau, il testo contraddice tutte le tesi degli ultimi anni che
sottraggono ogni interesse alchemico al medico Arnau: tale posizione
dottrinaria è, secondo noi, difforme dai canoni della medicina
dell'epoca profondamente intrisa di alchimia.
Il
Codice, inoltre, lega indissolubilmente l'astrologia
e l'uso delle immagini
riproducenti le stelle
all'alchimia:
non dimentichiamo che Arnau nelle sue citazioni di Thebit
parlava della funzione delle immagini
delle stelle.
L'alchimia
veniva, tra l'altro, considerata da Arnau "l'astrologia
del sottoterra"6.
Forse
riferendosi allo Pseudo
Avicenna
che asseriva che l'astrologia
è scienza ausiliare utile per comprendere l'alchimia7,
Arnau ci dice nel Defloratio
che l'astrologia
è necessaria per la realizzazione
dell'opera
alchemica8.
Il
Defloratio
contiene, inoltre, argomenti relativi al tema dell'importanza delle
immagini
nel rapporto con le stelle9.
Ma
sentiamo dalle vive parole di Arnau la sua posizione sull'argomento,
nella nostra traduzione: “Qui
comincia il libro del maestro Arnau
de Vilanova: il florilegio dei filosofi, sotto la forma di un
compendio sull'alchimia
con altre cose che toccano l'arte delle immagini
(...)”“(...)
dopo
tutto questo il filosofo Hermes
ha convertito il suo spirito e contempla quello che, in funzione
delle loro congiunzioni (costellazioni),
gli astri
possiedono sui corpi inferiori in termini di influenza e permanente
impressione”.
“(...)
Hermes
congetturava”,
dice Arnau, “in
quale misura l'opera
alchemica si realizza
grazie alle immagini
del cielo e ai loro ascendenti, opera che prenderà tutta la sua
efficacia per la vicinanza della quale si trovano
gli abitanti della terra”. Poi
aggiunge,
“Hermes
dice che nelle forme esteriori (immagini)
dei segni (delle costellazioni)
si trova una forza molto grande per realizzare
tutti i desideri umani, principalmente nelle case
lunari
e nelle loro esaltazioni10,
nelle triplicità terrestri e nelle loro corruzioni qui e là (..)”.
Dal
testo palermitano ne riviene un chiaro riferimento ai simboli delle
costellazioni
rappresentati con immagini
(statue)
sull'Argimusco
e alla loro funzione. Le costellazioni
avevano per
Arnau una forte influenza sugli uomini e le immagini
di esse servivano
per realizzare
i desideri umani, grazie all'osservazione delle case
lunari.
Questa osservazione, lo ricordiamo, veniva fatta dal Sestante
arabo di pietra dell'Argimusco.
A
mezzo della vicinanza alle immagini
delle costellazioni
si poteva beneficiare (esaltare) la triplicità terrestre, ovvero il
corpo, l'anima e lo spirito, soggetti a corruzione qui e nel cielo,
(Magnum
Opus).
E'
qui utile riferirci ancora alle teorie ottiche di Al-Kindi
unite alle teorie sulle immagini
di Thebit,
autori cui Arnau si richiamava sovente (e non è un caso, data la qui
ipotizzata realizzazione
dei megaliti
sulla base dei principi di ottica alkindiana
e delle tesi sull'efficacia delle statue
stellari del Thebit...).
Ricordiamo
che le stesse tecniche di melotesia
astrale per la cura del corpo, tanto praticate dal medico Arnau,
erano state già descritte nel Corpus
Hermeticum11.
Con tali tecniche si riproducevano
le immagini
delle costellazioni
anche per la cura delle parti del corpo connesse alle costellazioni.
Non
dimentichiamoci che nel Medioevo
iberico, da cui proveniva Arnau, la fonte del pensiero magico
ermetico era il qui più volte richiamato Picatrix
(ovvero, il Gayat
al-hakim arabo), il quale era considerato
opera diretta di Hermes12.
E vale la pena sottolineare
come Arnau, oltre ad autonominarsi
Filius
Hermetis,
citi nelle sue opere continuamente Hermes.
Non
intendiamo ora entrare nella sterile polemica sulla negromanzia del
Picatrix,
pur ben trattata dalla Federici Vescovini, in particolare. Il tema lo
affronteremo dopo.
Vogliamo
citare quel testo, il Picatrix, oggi da molti studiosi, verrebbe da
dire “snob”, abborrito. In esso meglio si spiega il rapporto tra
immagini e
stelle :
“(...) gli
antichi avevano
operato
attraverso delle esplicazioni sottili per cambiare le immagini
delle cose e fare apparire quello che non c'era. E questa la
chiamavano
la scienza delle immagini,
yetelegehuz,
che si interpreta come attrazione degli spiriti celesti”
(“et
antiqui sapientes Grecorum operabantur subtilitatibus ad visum
alterandum et a faciendum apparere ea
que non sunt. Et hoc nominabant
scienciam ymaginum yetelegehuz,
quod interpretatur attractio spirituum celestium”)13.
Tramite
le immagini,
per il principio ermetico dello specchio14,
si attraevano
ovvero gli spiriti celesti.
Potremo
anche concordare che, come detto, Arnau non si riferiva in questo
all' Hermes
del Picatrix
ma solo all'Hermes-Thebit15,
secondo una nota distinzione di Alberto
Magno16.
La
nostra posizione la vorremo definire “prudenziale”. Ma come
ignorare che Thebit
proveniva da Harran
ultimo avanposto
dell'ermetismo sopravvisuto fortunosamente al diluvio islamico17?
Come dimenticare che le teorie e applicazioni magico astrali di
Thebit
erano in toto ermetiche? Si può asserire che il Picatrix
sia stata solo un'aberrazione necromantica del pensiero ermetico? Non
lo sappiamo.
Sia
come sia, rimane il fatto incontestabile che Arnau in persona ci
spiega il rapporto funzionale tra stelle
e le immagini
(ovvero le statue
Thebitiane
dell'Argimusco)
per la realizzazione
dell'Opera
alchemica. “Quod
est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est
sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius...”
recita la (nel medioevo)
notissima Tabula
Smaragdina ermetica. Per realizzare
i miracoli, dice la Tabula, occorre che ciò che è in cielo sia come
ciò che è in terra. Medesimo concetto Arnau ripete, allargandolo al
tema delle immagini
delle stelle
e della vicinanza ad esse, nel testo del Defloratio.
Ancora Arnau si rifa alla Tabula nel Novum Testamentum ove
testualmente scrive: “(...)Hermes
pater philosophorum dicens: “Verum sine mendacio illud quod est
superius, videtur etiam, sicut quod est inferius, et e contra, id
quod videtur esse inferius, et apparet superius. Iterum qui vult
miraculum impetrare de una sola re, de qua pater suus est sol, et
luna
mater sua, unicum in suo ventre portat, sua nutrix est terra. Ad haec
dicit, tunc ascendit de terra in coelum, et descendit iterum in
terra, et in se terra sic perforata accipiet fortitudinem superiorem,
et inferiorem (…)”18
Tramite
la riproduzione (statue)
delle immagini
delle stelle
e il contatto visivo (per dirla come Al-Kindi)
con le stesse immagini,
misto all'osservazione delle stelle
secondo il passaggio di esse dalle varie case
lunari
osservate dal sestante,
si potevano
produrre miracoli e realizzare
i desideri umani tanto per il corpo, quanto per l'anima e per lo
spirito. E', dunque, verosimile
che questa potesse essere stata la funzione dell'Argimusco
nell'intenzione di Arnau, che qui vediamo scritta di sua mano?
Chi
scrisse quelle parole era un noto medico-alchimista
che visse ed operò nel castello di Montalbano
ovvero a poca distanza dal sito ove insistono gli stessi
megaliti/statue
che (guarda il caso!) riproducono, per come lui diceva, le
costellazioni
medievali al tramonto del solstizio estivo, nonché vari altri
simboli
alchemici e templari
(di cui lui trattò in alcuni sui libri19).
Quelle statue
dovevano
essere osservate, secondo le sue indicazioni per la diagnosi e
terapia medica20,
seguendo i movimenti della luna
nelle case
lunari a
mezzo di un sestante
arabo medievale in pietra21
che (altra strana coincidenza!) si ritrova nello stesso sito accanto
ad una vasca
per l'allevamento delle sanguisughe
e ad un piano
inclinato, strumenti necessari per i salassi
da fare, sempre secondo le prescrizioni del medico22,
secondo le varie fasi
lunari
(altra coincidenza!). E' un altro caso, allora, che quello stesso
medico indicasse di utilizzare il sestante
anche per prevenire alla famiglia reale
le incombenti tribolazioni apocalittiche che egli stesso aveva
profetizzato? Il medico ricevette risorse finanziarie, per
realizzare,
quello che lui stesso definiva il "Magnum
Opus", ovvero la realizzazione
delle immagini
delle stelle...?
Le
prove già raccolte non sono sufficienti per attribuire
definitivamente la paternità dei megaliti
ad Arnau de
Vilanova?
No.
Occorrono altre prove sulla “pista dell’Arnau alchimista”
supportata dai megaliti dell’ingresso e su quella che noi abbiamo
chiamato la “prova del passaggio di denaro”.
Cominciamo,
però, dall’indagare su cosa ne è stato dell’indiziato e su
“cosa si dice in giro di lui”. Poi affronteremo gli ultimi due
temi.
SORTI DI ARNAU E DEI SUOI LIBRI
Il
9 Novembre del 1316 il Sinodo
di Tarragona
emise una pubblica condanna postuma di molti dei suoi scritti
spirituali.
Le intensificantesi attitudini anti-spirituali
della corte papale
dal Concilio
di Vienne
(1311), e la sua attività nella preservazione dell'ortodossia
durante il pontificato di Giovanni
XXII, sono il background di questa condanna. Il sinodo proibì di
possedere gli scritti controversi e ordinò che essi fossero raccolti
e bruciati.23
Rispetto alle proteste degli amici e associati di Arnau, che optarono
per un appello al papa,
la lettera di condanna venne rigidamente applicata, con il risultato
che solo un paio di manoscritti delle sue opere oggi sopravvive24.
Molti testi bruciati, forse, ci avrebbero dato maggiori e più
dirette indicazioni sulla realizzazione
dei megaliti/statue
dell’Argimusco.
Il crescente sentimento anti arnaldiano della corte aragonese, che
prendeva le distanze dalle sue idee radicali di riforma sociale e
religiosa, non contribuirono alla preservazione dell'opera di Arnau.
Nel 1346 i suoi scritti, insieme con quelli di Pietro
di Giovanni
Olivi, furono bruciati davanti
alla cattedrale di Girona.
Il Capitolo che emise la condanna (sententialiter
condemnare)
vi ricomprese quattordici proposizioni e ordinò che tredici libri
fossero raccolti entro dieci giorni e distrutti.
Se
questa fu la fine di molte delle sue opere, che fine fece il corpo di
Arnau? Non vi è certezza. Tommaso
Fazello
(frate domenicano, storico ed archeologo,
autore nel 1558 del De
Rebus Siculis Decades
Duae), però, scrive “Mons
Albanus, in sacello arcis ab omnibus visitur”25.
Da questa frase molti hanno ritenuto di credere che Fazello
sveli il luogo della sepoltura di Arnau di Villanova. Egli scriveva
duecentoquaranta anni dopo la sua morte: né vicino né però troppo
lontano dall'epoca di Arnau. Visto che Arnau si recava ad Avignone
per conto del re Federico, è, secondo noi, non è improbabile che
l'equipaggio della nave o i soccorritori abbiano, prima recuperato
la salma del prezioso ospite annegato nel naufragio, e, dopo,
riportato, in qualche modo, a corte i resti mortali. Sul tema del
sepolcro di Arnau vi torneremo tra breve.
Quale
sorte hanno invece avuto le sue idee? Non migliori. Oggi le tesi di
Arnau sono vivamente discusse negli ambienti accademici.
Un dibattito tra studiosi da anni si è focalizzato sul tema della
presunta falsità di alcune delle opere escatologiche, alchemiche26
e astrologiche del suo ultimo periodo
di vita in
Sicilia27.
Tra essi il Speculum
medicine e il Regimen
Sanitatis, il De
Sigillis,
il Liber de
confortatione visus e De
medicina
practica
(gli ultimi due dedicati al Papa
Clemente
V). Sui Beghini
scrisse Informació
espiritual per al rei Frederic (dedicato a Federico
III nel 1310)28,
Confessió
de Barcelona (1305)29
e il Raonament
d’Avinyó (c.1310), la Informatio
beguinorum seu lectio narbone (scritto tra il 1302 e il 1311), il
Alia
informatio beguinorum (scritto tra il 1305 e il 1311)30.
Alcuni studiosi catalani e non, di fede cattolica, come detto prima,
da anni si sono impegnati in una polemica dottrinaria al fine di
dimostrare che l'Arnau delle opere dopo il 1300 era un altro Arnau e,
dunque, al fine di dimostrare la falsità delle sue ultime opere al
fine di ottenere la revoca della condanna sinodale31.
Bisogna considerare32
che Arnau è oggi una specie di grande personaggio nazionale della
nazione catalana e molti ospedali in Catalogna
sono dedicati a lui33.
Senza dubbio l'ultimo decennio di Arnau venne dominato dalle sue
attività spirituali
e politiche.
Era,
però quell'Arnau del 1300-11 una persona diversa da quello che
scriveva tra il 1280 e il 1300? Il fatto che in entrambi i periodi
lui producesse contestualmente sia testi spirituali
quanto testi medici suggerisce che egli non abbia mai separato i suoi
interessi spirituali
da quelli medici.34
Arnau de
Vilanova è stato una speciale vittima della tendenza tra gli storici
moderni di vedere la medicina
all'inizio del 1300 come un campo chiuso non aperto a contributi di
altre discipline. In un piccolo ma importante libro, che è ancora la
fonte autorevole per determinare l'autenticità dei trattati medici
attribuiti a Arnau, Juan Antonio Paniagua
ha creato
un ritratto del medico catalano come medico razionale, sistematico,
galenico che dava grande importanza alla ragione, alla
sperimentazione, e alle fonti scientifiche. Egli, secondo Paniagua,
rifiutava la magia
e l’alchimia
ed era totalmente assorbito nell'ambiente medico-scolastico di
Montpellier
della fine del 120035.Questa
visione, ancora portata avanti
da molti studiosi, ha condotto Paniagua
a rigettare come dubbi o apocrifi i trattati intrisi di argomenti
sulla magia
o estranei allo schema mentale caratteristico di quello che è
ritenuto il tipico scienziato galenico del 1300.
Purtuttavia,
Paniagua,
Perarnau, Calvet, etc., continuano a non considerare, oltre la
presenza dell'Argimusco
(ma non è una loro colpa), la prova del Codice
Speciale di Palermo.
Esso è indiscutibilmente coevo36
o poco successivo all'epoca di Arnau e contraddice tutte le tesi
degli ultimi anni che sottraggono ogni interesse alchemico al medico
Arnau (tanto in difformità ai canoni della medicina
dell'epoca profondamente intrisa di alchimia).
Il codice lega indissolubilmente l'astrologia
e l'uso delle immagini
riproducenti le stelle
(vedi le citazioni di Arnau su Thebit)
all'alchimia
(quest'ultima considerata "l'astrologia
del sottotterra")37.
Il
radicalismo religioso di Arnau è stato relegato all'ultima parte,
quella siciliana,
della sua vita,
dopo che lui aveva abbandonato la sua cattedra di Montpellier,
e viene da alcuni classificato come “un'aberrazione”38.
Paniagua e il Giralt, abbiamo visto, dicono che il trattato De Sigillis era con probabilità aprocrifo39. Ci permettiamo di osservare che la presenza dei grandi sigilli megalitici sull’Argimusco, ove è pressoché sicuro, operò e lavorò Arnau, dovrebbero fare riconsiderare le polemiche sulla paternità di alcune opere, come il De Sigillis, Liber introductorius de iudiciis ed il Astrologia. O almeno per il De Sigillis ricondurre la paternità a suo figlio. Per quanto riguarda il De Regime sanitatis, il De phlebotomia e il Commentum super regimen sanitatis salernitanum una conferma dell’attribuzione ad Arnau potrebbe essere presa in considerazione da parte dell’attuale storiografia se si esaminassero le tacche incise e il sestante arabo sul megalite della Vergine che uniti al plateau scosceso attiguo e alla vasca fanno ragionevolmente dedurre un uso connesso alla pratica del salasso, pratica studiata e commentata in tali opere mediche da Arnau. L’autenticità dell’Antidotarium potrebbe essere, invece, confermata dal grande megalite/sigillo del Serpentario/Asclepio cui Arnau fa riferimento all’interno del testo. L’autenticità del Regime Sanitatis, almeno quale compilazione dello scriptorium arnaldiano, potrebbe essere provato dalla citazione dell’Hydra sigillo/megalite presente sull’Argimusco. Così come la già sicura attribuzione dell’autenticità dei testi Speculum Medicine e del De Parte Operativa troverebbe ulteriore conferma dalla presenza del megalite/sigillo del Leone cui fa riferimento Arnau nelle stesse opere e che abbiamo citato in nota.
Con
riferimento, invece, al centro della polemica ovvero alle opere
alchemiche di cui si disconosce la paternità, un invito alla
riconsiderazione delle tesi potrebbe proprio partire, oltre che dai
riferimenti alchemici presenti in tutta l’opera, e in particolare
nel Defloratio
Philosohorum del Codice
Speciale di Palermo,
dalla visita dei luoghi di Arnau. Accanto al Castello, ove sarebbe
vissuto e sarebbe stato sepolto Arnau, esiste, infatti, la coeva
chiesa di
S. Caterina
di Alessandria,
patrona degli alchimisti. La chiesa
è stata costruita, lo abbiamo visto prima, durante una delle
permanenze di Arnau in Sicilia
nel 131040
e fu, forse, al completamento dei lavori, dedicata alla patrona degli
alchimisti dopo la morte di Arnau nel 134441,
in suo omaggio.
All’ingresso dell’Argimusco insistono, invece, le prove secondo noi, decisive. Se è vero che Arnau era un medico e che da medico aveva trasfuso le sue conoscenze tecniche sul sito, da alchimista aveva, invece, fissato le sue idee nei simboli indubbiamente alchemici dell’ingresso, ovvero i quattro megaliti ritraenti simboli alchemici quali la Civetta, il Pellicano42, l’Alambicco43 e il simbolo del salnitro. Che Arnau fosse, come altri francescani quali Ruggero Bacone, Giovanni da Rupescissa44 etc., dedito all'alchimia lo si ricava anche dalla sua opera Exempla Philosophorum, ove Arnau stabilisce un'analogia precisa tra i procedimenti alchemici di lavorazione del mercurio, zolfo e sale con la passione di Cristo45.
Altra prova coeva della produzione alchemica arnaldiana, lo ripetiamo, sta nel sopraccitato Defloratio Philosophoum. Sulla pista alchemica intendiamo ritornare tra breve.
Per
finire, lo ripetiamo, una ulteriore prova decisiva della presenza di
Arnau sull'Argimusco
è il Delta
(simbolo del Thetragrammaton)
di cui trattò nell'Allocutio
super significatione nominis
"Thetragrammaton"
e di cui si conferma, anche se per fortuna non è necessario,
l'autenticità46.
Per riassumere, crediamo che, oltre al rogo dei libri, abbia molto
influito sulla recente poca fortuna dell’opera di Arnau una certa
ignoranza dei luoghi ove si svolse l’ultima parte della sua vita.
Tanto ha fatto sì che si sia passati dall’arsione delle opere
condannate dal Sinodo, alla riscoperta dell'Arnau alchimista
nel Rinascimento
ed oggi alla “dichiarazione di non paternità” di alcuni libri
messi all'indice. Migliore sorte è toccata all'Argimusco?
No. Abbandonato all'oblio del tempo, è stato ignorato e, talvolta,
temuto poiché non compreso dalle genti locali. La finissima koinè
culturale ispanico-islamica
che l'aveva concepito era, infatti, da tempo scomparsa. A giudicare
dalla presenza di tradizioni orali su streghe
nei luoghi e dalla presenza di ben cinque vescovi di Patti,
quali primi inquisitori di Spagna,
sembrerebbe che forse il sito sia stato utilizzato da alcune vittime
dell'Inquisizione spagnola. Non vi sono però prove o indizi
indiscutibili e sul tema rimandiamo ad alcuni capitoli infra.
Oggi
il sito è stato riscoperto. Sulla scorta di una certa letteratura
new age, di moda negli ultimi anni, alcuni studiosi locali si sono
cimentati in alcune interpretazioni singolari. Non tenendo conto
dell'evidenza geologica
e non intuendo la valenza prettamente astronomica
dei luoghi, si sono avventurati ad attribuire a popolazioni
preistoriche di giganti
o ciclopi
del 10.000 o 15.000 a.C. la realizzazione
dei megaliti.
Si è intesa la funzione di questi come legata a ritualità
misteriche per il ciclo vita
morte e per le stagioni. Alcuni megaliti
sono stati, poi, intesi quali simboli della fertilità sessuale e del
sesso femminile e maschile. Niente di più lontano dalla visione del
mondo del vero autore Arnau, rigido evangelista
beghino,
che raccomandava alla regina Eleonora
d'Angiò contegni di assoluta ed esemplare moralità..(!)47.
I
software informatici oggi, però, consentono a chiunque di verificare
la perfetta corrispondenza speculare delle costellazioni
con i megaliti
al tramonto estivo sia dell'epoca di Federico come anche oggi. Quel
rapporto interattivo con le stelle,
da tempo dimenticato, oggi può essere riscoperto grazie alla stessa
tecnologia… Come dire, un “regressum
ad uterum”
tecnologico!
PAUL DEVINS E ALESSANDRO MUSCO
1
Carini “Sulle scienze occulte nel medioevo”, 872, p. XXXI, n. 66
e pag. 7.
2
Per come detto sopra, sulla competenza alchemica di Arnau da
Villanova è in corso un dibattito anche acceso tra gli studiosi.
Gli studiosi che fanno capo a Perarnau (Giralt, Paniagua, etc.) da
anni sostengono che le opere alchemiche e astrologiche di Arnau
siano apocrife e nel migliore dei casi frutto di aberrazioni. Gli
studiosi italiani, in particolare, contrastano tale posizione
rilevando come nel Zeitgeist
tardo medievale alchimia, astrologia, medicina fossero un unica
cosa. Si vedano Chiara
Crisciani, in “Alchimia e Potere: presenze francescane (secoli
XIII-XIV)” in I Francescani e la poltica 2002 a cura di A. Musco
Franciscana 13/1 e Graziella
Federici Vescovini, “Medioevo magico. La magia tra religione e
scienza nei secoli xiii e xiv” (Utet, Torino 2008). Sui testi
alchemici vedi il corposo e completo testo “Les oeuvres
alchimiques attribuées à Arnaud de Villeneuve” di Antoine
Calvet, S.E.H.A. ARCHE', prefazione di Sebastià Giralt, 2011.
Quest'ultimo, secondo noi, per quanto curato, è affetto dal
classico pregiudizio moderno verso una scienza che oggi non si
comprende più. Fa specie allora leggere che uno dei riferimenti del
Calvet, Mme Colinet, nell'esaminare l'importantissimo Codice
Speciale di Palermo si lascia andare a commenti del tipo: “...des
variations délirantes sur la pierre et le couleurs ainsi que sur le
sperme, accompagnées d'une comparaison avec la maturation de
l'enfant en gestation sous l'influence des différents planètes...”
nel commento sul Liber Rudiani (o Liber trium verborum) tra i testi
del Codice, cfr. Calvet, op.cit. Pag. 13 nota 4
3Il
Calvet a pag. 40 del “Les
oeuvres alchimiques attribuées à Arnaud de Villeneuve”
di Antoine Calvet, S.E.H.A. ARCHE', prefazione di Sebastià Giralt,
2011, li classifica come opera di uno Pseudo Arnau
4
Il Calvet, op cit. pag. 40 e 108, ritiene che il testo,
espressamente attribuito ad Arnau, sia invece semplicemente
“appartenuto alla biblioteca di Arnau”. Questo la dice lunga sul
livello di distacco dalla realtà raggiunto dalla storiografia
moderna autoreferente e chiusa nelle polemiche tra pochi studiosi e
ormai lontana anni luce dalle “ricerche sul campo”.
5
Cfr. Ciccarelli, Palermo, Biblioteca Comunale, 1993, nel Catalogo
dei manoscritti filosofici nelle biblioteche italiane, vol.7. Il
Calvet, per potere negare l'attribuzione testuale ad Arnau contenuta
nel testo, afferma che la forbice temporale di redazione del testo
del Defloratio tra il 1323 e il 1350 sarebbe troppo “étroite”e
che occorrerebbe stabilire una forbice ben più larga tra il 1323 e
il 1350 “voire
plus tard encore”,
Calvet, in op.cit., pag.12. La versione dello stesso manoscritto del
Defloratio in possesso della Biblioteca Nazionale di Parigi, BnF,
lat.6514, XIII-XIV siecle, di origine nord Italiana e proprietà dei
duchi di Milano, afferma il Calvet, sembrerebbe collocare il lavoro
dello Pseudo Arnauverso il 1330 poiché non si trova alcuno dei
testi pseudo arnaldiani nel manoscritto norditaliano in possesso
della biblioteca di Parigi. Il manoscritto di Palermo secondo lui
avrebbe, dunque, raccolto i trattati circolanti nel regno di Napoli
e di Sicilia una ventina d'anni dopo. Una costruzione di logica
ardita che però, secondo noi, non tiene conto che comunque la
versione “parigina” del testo del Defloratio ripete quasi
esattamente le stesse parole di Arnau sul rapporto tra stelle,
alchimia e immagini. Se si paragonano quelle parole con le parole
usate da Arnau in altri testi specificamente attribuiti ad Arnau, ad
es. i testi astrologici classificati come “da attribuire” ad
Arnau secondo il Giralt nel suo ottimo studio sul tema (cfr. S.
Giralt Decus
Arnaldi, Etudis entorn dels ecrits de medicina practica, l'ocultisme
i la previvenzia del corpus atribuit a Arnau de Vilanova)
ne riviene che i due testi pur di diversa datazione sono in toto
coerenti con il corpus astrologico di Arnau.
6
“Explicit
liber modernus de inferiori astronomia que irrationaliter novum
testamentum appellatur”, Arnau de Vilanova Novum Testamentum,
Munich, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 455, Xvà siecle, fol.
116-119
7
Pseudo avicenna, De anima in arte alchimiae, 1572, cap.II, dictio 1,
p.47
8
“...philosophus
et contemplatus est ea que articulis superiorum corporum habent ad
inferiora influentiam et impressione assiduam...”
9 Arnau nell'incipit scrive "...deflorationes quorundam philosophorum sub compendio in alchimia cum quibusdam aliis ad artem ymaginum spectantibus" per poi proseguire "Post hec convertit animum suum philosophus et contemplatus est ea que articulis superiorum corporum habent ad inferiora influentiam et impressione assiduam. Et coniectavit quantum ymaginibus celi et earum ascendentibus quod esset omnis eficacia quam circa habitantes terram hunc fieri. Et dixit quod in faciebus signorum esset virtus maxima operandi omnia que homines desiderant et maxime in dominibus et gaudiis et triplicitatibus terreis vel terris, sive terrenis et eorum corructionibus hic et inde...".
10
Sulle esaltazioni alchemiche vedi Liber
Platonis Quartorum, in Teatrum Chemicum,
V, pag. 114 e 137: nel testo sono citate le corrispondenze tra le
exaltationes
delle facoltà e quelle degli elementi fino all'exaltatio
intellectus,
corrispondente all'elemento del fuoco.
11
“Hermes
autem Trismegistus dixit in libro de ymaginibus ad calculum ubi
posuit ymagines omnes et singulas appropriatas cuilibet membro
corporis humani et sub signorum faciebus constructas: recipe aurum
purum et fac sigillum, in quo scribas figuram Leonis, Sole existente
in Leone in prima facie uel secunda et in angulo orientis uel
meridie, et Luna non existente in eius domo, et domino ascendentis
non aspiciente Saturnum uel Martem aut recedente ab eo. Et hoc
sigillum ligetur in lumbari uel circa renes. Ego feci sigillari
trociscos de sanguine hirci secundam doctrinam istam factos, et
operabantur miraculose. Hoc idem fit in aliis passionibus membrorum
secundum modum et formam et ad equacionem planetarum”,
in la Rivelazione segreta di Ermete Trismegisto”, II Vol, a cura
di Paolo Scarpi, 2011, pag. 17.
12
Per i testi ermetici, oltre l'opera sopraccitata di P.Scarpi, si
consulti l'opera completa con i commenti di A.D. Nock e di A.J.
Festugiere e curata da I. Ramelli “Corpus
Hermeticum”
Bompiani 2005
13
D.
Pingree, Picatrix, London, The Warburg Institute, 1986, pag. 6-7.
14
Si vedano le spiegazioni sulla funzione delle immagini in
Iniziazione all'ermetica, pag. 189-218 di F.
Bardon, Astrolabio, 1978 e in UR 1927, Vol. 1, “La magia delle
immagini” di Abraxa,
pag. 289 e ss., e ancora con riferimento all'attivazione magica
delle statue in UR 1928, vol. 2, “La magia delle statuette” di
Arvo,
pag. 221.
15
Citiamo ancora, poiché citazione utilissima, il passaggio di Arnau
sulle statue stellari di Thebit: “Unde
secundum Thebith ymagines fiunt habentes virtutes lapidum
preciosorum mineralium nec ab aliquo habent virtutem nisi ab aspectu
planetarum in tempore quo artificiuntur. Cum materia illarum sit
terrea quod apte fiunt vel metallea, id est tunc ex parte materie
non potest multam acquirere virtutem, sed solum ex virtute celesti
que fit in tempore factionis eorum. Sic est de confectionibus
quibuslibet a medicis compositis paulo minus habent virtutem a
tempore confectionis, sed in illo comparatur melius quam ex parte
materie ex qua componunt”,
De iudiciis astronomie, Opera, Venezia 1505, f. 344rb.
16
Sul tema vedi oltre nel testo e cfr. P.
Zambelli, The
«Speculum astronomiae» and its Enigma. Astrology, and Science in
Albertus Magnus and his Contemporaries,
Dordrecht-Boston 1997
17
Cfr.,The
Elixir and the Stone: The Tradition of Magic and Alchemy
di M.Baigent
e R.Leigh 1997, pag. 34 e ss e Le origini esoteriche della
massoneria di T.Churton,
2005, pag. 46 e ss.
18
Arnau de Vilanova, in Novum Testamentum, Palermo Biblioteca
Comunale, 4° Qq A 10, fol.336-339v
19
Sul pellicano, alambicco, civetta e salnitro vedi sopra, idem sul
delta dell'Argimusco quale simbolo templare e del Tetragrammaton,
cfr, anche "Allocutio super significatione nominis
"Thetragrammaton,
J.
Carreras i Artau, in ‘La
Allocutio super Tetragrammaton de Arnaldo de Vilanova’,
Sefarad, 9 (1949), 75–105
20
Arnau sulla diagnosi e la profezia medica rivela che l'astrologia,
una delle scienze del quadrivio, gli permetteva di conoscere «rota
totius temporis seculi huius [...] Hic astrologus metitur corporum
sfericorum dimensiones, hic octonarium sferarum visibilitus signis
enumerat [...] eclipses luminarium previdet et satagit non sine
misterio coniecturare futura»,
A. de Villanova, in Introductio in librum [Joachim] De semine
scripturarum, locutio super significatione nominis
«Thetragrammaton», in Opera Theologica omnia (AVOTHO) III, a
cura di J. Perarnau, Institut d'Estudis Catalans, Barcelona 2004,
pp. 116-17. Nel De parte operativa, sulla terapia medica stellare
dice che i cieli agiscono al di fuori delle qualità elementari,
cosicchè, «in ogni ora le parti del cielo infondono una e
un'altra capacità o forza agli esseri generabili, la quale esige
che la figura del cielo sia determinata dall'oroscopo o
dall'ascendente nell'ora riferibile al generabile o al generato
qualunque esso sia» (In
omni enim hora influunt partes orbis aliam et aliam virtutem
generabilibus secundum quod requirit figura orbis determinata per
oroscupum vel ascendens in hora relata ad generabile vel generatum
quecumque sit, sed tamen virtutem quam superiora influunt non
suspiciunt nisi corpora disposita vel solum per agentia naturalia
vel adminiculo artis, ut ex parte quadam individua cuiiuslibet
species acquirunt aliquam proprietatem que ceteris eiusdem species
non convenit”,
Arnaldo da Villanova in De parte operativa in Opera Omnia, Lione
1532 fol. 127ra. Sempre sulla terapia medica astrale citiamo un
altro passaggio: «Ex
fortitudine causarum concurrentium, utpote forti aspectu celestium
corporum, sive hora generationis sive hora casus principii semjnalis
in agro nature, seu hora nativitatis»
(De parte operativa, Opera, Lione l509, f. 146r).
21
I sestanti di pietra erano una sorta di specialità per gli
astronomi medievali arabi cui viene attribuita l'invenzione e la
sperimentazione di tali strumenti per la prima volta nella storia.
Il primo sestante di pietra conosciuto venne costruito a Ray, in
Iran, da Abu-Mahmud al-Khujandi nel 994. Lo strumento arabo aveva un
arco di 60 gradi su un muro allineato lungo un arco meridiano sulla
linea nord sud e veniva usato per i solstizi. Il sestante
sull’Argimusco ha un angolo di curvatura di 60°, è di pietra, è
perfettamente allineato lungo la meridiana sulla linea nord sud e
veniva usato nei nei solstizi d'estate (cfr., O'Connor,
John J, Robertson,
Edmund F., "Abu
Mahmud Hamid ibn al -Khidr al-Khujandi, MacTutor History of
Mathematics University of St. Andrews)
22
Sul tema delle case lunari nelle quali operare i salassi e la
flebotomia ripetiamo quanto già citato in “Biblioteca clasica de
la medicina espagnola 1936 tomo xii - Parabolas de meditacion di
Arnaldo de Vilanova” al capitolo “Canones
que demuestran el cuadrante de la lunacion mas utile que debe ser
elegido para la flebotomia”
(Canoni che dimostrano il quadrante della lunazione più utile da
scegliere per la flebotomia), ove Arnaudice:
1.
segùn la influencia lunar, elìgese para la flebotomìa la fase de
la lunaciòn, cuando la enfermedad da tregua para esperar (secondo
l'influenza lunare, si sceglie il salasso secondo la fase della
lunazione, quando la malattia da una tregua per sperare)
2.
la influencia de las estrellas que proviene de virdud especifca es
màs fuerte que aquèlla que proviene de virtud comùn (l'influenza
delle stelle che proviene da virtù specifca è più forte di quella
che viene dalla virtù comune).
3.
La virtud de la luz solar que se comunica a las demàs recibe
informaciòn de la propia naturaleza de ella, proque lo que en otro
se recibe sigue el modo del recipiente (la
forza della luce solare che viene comunicata all'altro riceve
informazioni della propria natura, perchè ciò che è ricevuto
segue il modo del recipiente).
4.
Como la propia virtud, la luna mueve y extiende las substancia
acuosas y las dispone en eumento, quanto mà fuertemente irradie,
tanto màs aumentarà el reumatismo (Come
la propria virtù, la luna si muove e estende la sostanza acquosa e
la dispone in aumento, nella misura in cui più fortemente irradia,
tanto più aumenteranno i reumatismi)
5.
siendo, efectivamente, la luna de complexiòn frìa y humeda, en
ningùn estado podrà, por su efecto proprio, llamarse seca o càlida
(essendo
infatti la luna di complessione fredda e umida, in nessuno stato
potrà, per il suo effetto, chiamarsi secca o calda)
6.
y por la misma razòn por la que se distinguen las principales
edades en los viventes nòtanse por semjanza en la luna (e
per la stessa ragione per la quale si distinguono le principali età
nei viventi si notano per somiglianza nella luna)
7. asì como la primera edad es aquella en que se principia el
incremento hasta una notable medida de la estatura del viviente, asì
la luna, en la primera edad, comienza a aumentarse hasta la media.
Y asì como la edad seguenda de ellos notable se termina asì
tambièn en la luna. Del mismo modo tambièn la tercera edad del lo
vivientes es aquella en que el viviente comienza ocultamente a
decrecer, a saber, en la virtud, lo cual se manifiesta en el
proceso. Por fin, la cuarta edad es aquella en que el decrescimiento
del sentido alcanza en la misma substancia un tèrmino manifiesto,
parecidamente tambièn en la luna
(così come la prima età è quella in cui comincia a un notevole
aumento della statura dei vivi così la luna nella prima età,
inizia ad aumentare fino alla media. E così come la seconda età di
questi finisce, così altrettanto nella luna. Allo stesso modo anche
nella terza età dei vivi è quella in cui la vita comincia
segretamente a diminuire, in particolare, nella virtù, che si
manifesta nel processo. Infine, la quarta età è quella in cui la
diminuzione raggiunge la stessa sostanza in un termine manifesto
termine analogo nella Luna).
23
Il testo della condanna di Tarragona è contenuto in F.Santi,
Arnau de Vilanova, 283–9, in C.
Du Plessis D’Argentré, Collectio
judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi saeculi ad
annum 1735 in Ecclesia proscripti sunt et notati,
pt. 1/ 1 (Paris, 1728), 268–9; Nicolaus
Eymericus, Directorium
Inquisitorum
II (Rome, 1578), 198–199.
24
W.
J. Courtenay, ‘Inquiry
and Inquisition: Academic Freedom in Medieval Universities’,
Church History, 1989, pag.174
25
“Et
totidem. p.m. In edito monte Mons Albanus est oppidum a Frederico
secundo Siciliae rege conditum & muro cinctum: ubi & regias
aedes lapide quadrato conspicuas a fundamentis erexit. Nobilitatur
Raynaldi Villanovae medici & mathematici clarissimi sepulcro:
quod in sacello arcis ab omnibus visitur”
26
I titoli delle sue opere spargiriche, molto apprezzate dagli adepti,
sono i seguenti: La strada delle strade; Flos
florum (Il
fiore dei fiori);
Lettera
sull'Alchimia al re di Napoli;
Le Chemin du Chemin, De Decotione, Practica, Novum lumen (La
nuova luce);
Rosarium (Il
Rosario); Domande sull'essenza e sull'accidente. Ecco alcune delle
opere di Arnauconservate nelle biblioteche:
a.
Firenze, Biblioteca Nazionale MS. Magl. XVI 41. 15th Century. 309
pages. Parchment. Quarto. 297 Arnaldi
de Villanova epistola ad regem Robertum De lapide physico.
b.
Firenze, Biblioteca Nazionale MS. Palat. 758 [514 - E, 5,10,63.]
15th Century. 203 folios. Paper. 143X98mm. 30. f110v-147v Incipit
Liber Rosarii de Lapide philosophico, per Arnaldum de Villanova.
c.
Firenze, Biblioteca Nazionale MS. Palat. 887 [779 - 21,2.] 15th and
16th Centuries. 191 folios. Paper. 216X144mm. 6. f34-41v
Arnaldus de Villa Nova, De Lapide philosophico,
in VII capit.
d.
Modena, Biblioteca Estense MS. Latin 362. 16th or 17th Century.
Paper. Folio. 4. Incipiunt
Quaestiones tam essentiales quam accidentales magistri Arnaldi de
Villanova de arte transmutationis declaratae Papae Bonifatio octavo
ab eo petitae super compositione lapidis philosophici
e.
Rovigo, Biblioteca Comunale MS. Concordiano 402 (57,1,2). 15th
Century. 208 folios. Paper. 200X150mm. f1-4 Incipit
testamentum Arnaldi de Villa Nova; Ego Arnaldus de nova Villa
Incipio istum librum in nomine Jesu Christi et Virginis gloriose
Quia volo breviter veritatem de lapide philosophico / pars sit fixa
vel sit defixo retinet secum meliorem partem de non fix
f.
Venezia, Biblioteca Marciana MS. Lat. VI. 214. [3599.] 15th Century.
303 folios. Parchment. Octavo. 2. Raynaldi
Arnaldi de Villa Nova. Epistola de Magistrum de Toledo; Rosa
Novella; Verba commentatoria epistola de lapide philosophico.
Exemplum in arte Philosophorum Venezia,
Biblioteca Marciana MS. Lat. VI. 215. [3519.] 297 folios. Parchment.
Octavo.
g.Raynaldi
Arnaldi de Villanova. Quaestiones de Arte Transmutationis super
compositione Lapidis Philosophici.
2048. Paris, Bibliothèque Nationale MS. Français 2011. Paper. 17th
Century;
h.
L'Espitre
de maistre Regnault de Villeneufve sur l'alquemye au roy de Naples.
[Arnold of Villa Nova].
2156. Paris, Bibliothèque Nationale MS. 7149. Paper. Folio. 15th
Century. Arnoldus de Villanova.
i.
Rosarius,
id est, de lapide philosophico libri duo. Arnoldus de Villanova.
Testamentum.
27
J. Perarnau, ‘Problemes
i criteris d’autenticitat d’obres espirituals atribuïdes a
Arnau de Vilanova’,
in ATIEAV, i. 29–31
28
Informació
espiritual per al rei Frederic,
in Arnau de Vilanova, Obres Catalanes i. 223–43
29
Confessió
de Barcelona,
in Arnau de Vilanova, Obres Catalanes i. 101–39; Raonament
d’Avinyó,
ibid. 167–221.
30
Lliçó de Narbona, ibid. 141–66; J. Perarnau, L’ “Alia
Informatio Beguinorum”
d’Arnau de Vilanova (Barcelona, 1978).
31
Secondo Paniagua in “En
torno a la problemática del corpus científico arnaldiano”
in Actes de la I Trobada Internacional d'Estudis sobre Arnau de
Vilanova Volume 2, 1995, pag. 20, le opere della cui autenticità
non si è sicuri sono: 1.
Tractatus contra calculum, 2. De tremore cordis, 3. Regimen contra
catarrhum, 4. Regimen sive consilium quartane, 5. Consilium sive
cura febris ethice, 6. Compilatio de conceptione, 7. Experimenta et
recepte, 8. De simplicibus, 9. Antidotarium, 10. Libellus de arte
cognoscendi venena, 11. Cura epilepsie, 12. Astrologia, 13.
Expositio super aphorismo In morbis minus, 14. Abbreviatio libri
prognosticorum, Le opere presunte apocrife invece sono: 1. Tractatus
de epilepsia, 2. Libellus de confortatione vista, 3. Signa
leprosorum, 4. De urinis, 5.Tractatus de venenis, 6. Liber de vinis,
7. De aquis medicinalibus, 8. De cautelis medicorum, 9. De sigillis,
10. Commentum super fibrum Galieni De morbo et accidenti, 11.
Translatio Coste ben Luce De physicis ligaturis, 12. Translatio
Hippocratis De lege.
32
Opere da restituire ai propri autori per Paniagua sono: 1.
Regimen sanitatis (Magninus de Mainieri), 2. Tabule que medicum
informant (Staphanus Arlandi), 3. De modo preparandi cibos et potus
(Petrus Musandinus), 4. Tractatus de medicinis digestivis et
evacuativis et earum dosium (Digestiva et purgantia) (Johannes de
Parma), 5. Tractatus de sterilitate (Raymundus de Moleris), 6. Liber
de coitu (Constantinus Africanus), 7. Expositiones visionum que
fiunt in somniis (Guillelmus de Aragonia), 8. Translatio Avenzoaris
De regimine sanitatis (Profacius Iedaeus)
33
Le opere sicuramente apocrife, secondo Paniagua, sono: 1.
Breviarium practice, 2. Regule generales de febribus, 3. Commentum
super regimen sanitatis salernitanum, 4. De conservanda iuventute et
retardanda senectute, 5. Questiones super libello De malitia
complexionis diverse, 6. De bonitate memorie, 7. De phlebotomia, 8.
De ornatu mulierum, 9. De decorazione, 10. De conferentibus et
nocentibus, 11. Recepta electuarii, 12. Regimiento de sanidad, 13.
Libro de medicina llamado Macer, 14. Liber de vita philosophorum,
15. Le tresor des pauvres gens, 16. De querce, 17. De coriandro, 18.
Remedia contra maleficia, 19. Rosarius philosophorum, 20. Novum
lumen, 21. Flos florum, 22. Epistula super alchimia ad regem
Neapolitanum, 23. De lapide philosophorum, 24. Catena aurea, 25.
Testamentum, 26. Translatio Alkindi De raduationibus medicinarum.
34
All'inizio del 1900, Paul
Diepgen (Studien
zur Geschichte der Beziehungen zwischen Theologie und Medizinim
Mittelalter: Die Theologie und der ärztliche Stand (Berlin,
1922) ha cercato di ricreare la visione del mondo di
Arnau(Weltanschauung).
La sua conclusione è che Arnau ha conscientemente combinato le sue
visioni religiose e mediche e creato una sintesi di misticismo
cristiano, di filosofia naturale scolastica, di medicina, di visioni
neoplatoniche della natura. Secondo Diepgen, una comune base
(agostiniana e neo-platonica) è la spiegazione dei prolifici
interessi di Arnau.
35
Anche se l’attribuzione dell’opera De sigillis è controversa,
le idee sembrano proprio quelle di Arnaldo. I “sigilli” nel
Medioevo sono sospetti perché – come altre immagini o talismani –
sono oggetto d’incantamenti e fumigazioni in cui spesso
effettivamente l’operatore cerca di entrare in contatto con gli
spiriti che vi sono raffigurati (o, come alcuni credono,
imprigionati). Sopra abbiamo esaminato, che non è questo il caso
dell’opera attribuita ad Arnaldo, secondo la Federici Vescovini.
Secondo la studiosa anziché incantamenti ai demoni, Arnauraccomanda
la recitazione di preghiere inequivocabilmente cristiane e di salmi,
così che la funzione dei sigilli sarebbe in fondo del tutto analoga
a quella delle “medagliette” ancora in uso oggi nella pietà del
popolo cattolico.(vedi Federici Federici Vescovini G., Medioevo
magico. La magia tra religione e scienza nei secoli xiii e xiv
(Utet, Torino 2008). Per come già chiarito non siamo totalmente
d'accordo, i sigilli si riferiscono allo zodiaco e devono essere
preparati in tempi astrologici particolari nonché con materiali
(tra cui l’oro alchemico) ritenuti dotati di proprietà “occulte”.
36
Ciccarelli,
Palermo, Biblioteca Comunale, 1993, nel Catalogo dei manoscritti
filosofici nelle biblioteche italiane, vol.7
37
Arnau nell'incipit scrive "...defloraziones
quorundam philosophorum sub compendio in alchimia cum quibusdam
aliis
ad artem ymaginum spectantibus"
per poi proseguire "Post
hec convertit animum suum philosophus et contemplatus est ea que
articulis superiorum corporum habent ad inferiora influentiam et
impressione assiduam. Et coniectavit quantum ymaginibus celi et
earum ascendentibus quod esset omnis eficacia quam circa habitantes
terram hunc fieri. Et dixit quod in faciebus signorum esset virtus
maxima operandi omnia que homines desiderant et maxime in dominibus
et gaudiis et triplicitatibus terreis vel terris, sive terrenis et
eorum corructionibus hic et inde...".
38
Ziegler J., Medicine
and Religion c. 1300. The Case of Arnau de Vilanova,
Oxford, Clarendon Press, 1998, pag.35.
39
“La
compleja magia religiosa que ofrece el Tractatus de sigillis
contrasta con la sobriedad que en todo lo relacionado con la magia,
aún con la magia natural, se desprende de la obra auténtica del
maestro Arnau” (Paniagua in “En torno a la problemática del
corpus científico arnaldiano”
in Actes de la I Trobada Internacional d'Estudis sobre Arnau de
Vilanova , Volume 2, 1995, pag. 18
40
Come detto prima, lo stile architettonico, del portale innanzitutto,
fa risalire la chiesa alla stessa data della costruzione della
gemella chiesa di Spirito Santo, 1310.
41
Il 1344 è la data riportata nel campanile della Chiesa di Santa
Caterina
42
Il pellicano compare tra altri simboli nella sintesi dell'Opera
illustrata dalla f.92 del Rosarium
philosophorum
di Arnaldo da Villanova. Nei canti XXIV e XXV del Paradiso si trova
il triplice bacio del principe Rosa Croce e il pellicano, (…).
queste metafore erano già adoperate dai Pauliciani
predecessori dei Catari nei secoli X e XI, e poi addottate dai
Catari.
P.Sedir
Il segreto dei Rosacroce, G.Casini, 2010, pag. 15. Vedi Jean
Duvernoy La religione dei Catari, Mediterraneee 1996, pag. 76
43
Nei simboli alchimici il Pellicano indica anche il matraccio
(alambicco), con il caratteristico piede di collegamento alla testa
della cucurbita
e con il capitello che rientrava con un tubo a becco nella parte
inferiore dell'apparecchio (pallone). Il tubo poteva essere
raddoppiato, modificando lo strumento in due palloni comunicanti per
ottenere la "circolatio" doppia. Il Pellicano, o
alambicco, serviva dunque nella coobazione di un liquido. Una
precisa definizione si trova anche in Alchimia Spirituale di R.
Ambelain, ove, per la sua funzione, viene anche chiamato
"circolatorio" in P.
Bornia, La Porta magica di Roma, Phoenix, Genova 1983, pag.60.
44
Il francescano Giovanni da Rupescissa nel trattato la Quinta
Essentia sosteneva di preparare il farmaco (la pietra filosofale) in
grado di conservare al meglio il corpo dei confratelli fino al
momento della morte, vedi anche G.da Rupescissa “Sulla
preparazione della Vera Pietra dei Filosofi”, Roma, s.d..
Cfr.Chiara Crisciani e Michela
Pereira nel testo “L'arte del sole e della luna. Achimia e la
filosofia nel medioevo”, Centro Italiano di studi sull'alto
medioevo, Spoleto 1996, p. 219,15
45
Cfr.Chiara Crisciani e Michela Pereira nel testo “L'arte del sole
e della luna, cit. p. 234/39. Il Rosarium Philophorum, contestato
quale apocrifo dal gruppo di Perarnau, è considerato autentico da
A. Faivre, Acces
de l'èsoterime occidental,
Paris 1996 (1986) p.110 dalle due autrici Crisciani e Pereira
nell'opera sopra citata.
46
Allocutio
super significatione nominis "Thetragrammaton"
vedi Introductio in librum Joachim de semine scripturarum in Opera
Theologica omnia (AVOTHO) III a cura di J.Perarnau, Institut
d'Estudis Catalans Barcelona 2004, p. 116,17
47Informació
espiritual per al rei Frederic,
in Arnau de Vilanova, Obres Catalanes i. 223–43