QUINTO
CANTO
...s'incammina
ver dove illustre hostello,
signoreggia
da un colle alta foresta
ma
ne l'entrar del bosco un bianco augello
di
sasso adamantino, il piè g'arresta
sta
sul pario pilastro in guisa tale
che
volar più non puote, e aperte ha l'ale.
Tiene
al lacero sen rostro impietrito
e
a divorarsi il cor mostrasi intento
un
artiglio ch'è d'oro al marmo unito,
sù
verde lastra l'altro e è d'argento
mirasi
in quel smeraldo alfin scolpito
una
fenice
al sol sul rogo spento
ch'ha
scritto al suo piè: in ogni luogo
al
sol rinasco e mi preparo il rogo.
Argio
si ferma diligente osserva
le
mistiche figure à ciglie immote.
Scorge
che sensi arcani in lor conserva
scienza
occulta a l'intagliate note.
La
fenice,
augel, come Minerva
da
un'Hermetica
mente usciro ignote.
S'avvede
ben, che lo scalpel v'impresse
quando
turba
d'Heroi su i fogli espresse.
Hor
mentre a contemplare fissa dimora,
ode
voce improvvisa, et ei rivolto,
mira
d'età robusta huomo, che all'hora
gli
dice: “o tu che sì sereno il volto
scuopre
fortuna, e le tue ricche sorti indora
già
che il vogliono i Fati, entra nel folto
bosco
misterioso, entra, e ti porta
a
l'arbore solar, ch'io ti son scorta...
La
prima statua che Argio
incontra è quella del Pellicano,("a
divorarsi il cor mostrasi intento"), mentre la seconda è una
statua della Fenice
(l'Aquila).
Sia il simbolo cristiano del pellicano
che quello della fenice
(o aquila),
rivolta al sole
dell'alba della rinascita, sono presenti sull'Argimusco.
Queste statue
nel sonetto erano poste su un rilievo immerso nelle
foreste, ("...signoreggia da un colle alta
foresta..."), forse, ricordo dei boschi prima diffusi sui
luoghi, e vicino ad un "illustre hostello": certamente il
castello di Montalbano
poteva essere definito un illustre castello avendo ospitato uno dei
più grandi re del medioevo,
Federico
III d'Aragona.
Il
personaggio che interviene nel finale è Arnau
de Vilanova per come poi si scoprirà nel canto XIII. Egli viene
definito nel sonetto "mente Hermetica": ricordiamo che lui
stesso si auto-definiva "Filius
Hermetis".
Arnau è il creatore
delle statue
e il custode dei luoghi. Il riferimento alla turba
d'Heroi è alla "turba
philosophorum",
ovvero all'eroico sforzo per la ricerca della pietra
filosofale da parte del filosofo alchimista.
Turba di cui parla anche Arnau nel Rosarium
Philosophorum e nel Libro del Perfetto Magistero1.
Dal sonetto deduciamo che per vie di tradizione orale all'interno di
sodalizi alchemici, forse, il ricordo di un rapporto tra Arnau, quei
luoghi e le due statue
è giunto al Cenacolo
di Cristina
di Svezia di cui faceva parte il Santinelli.
Certo era andato perso il ricordo delle tecniche di medicina
astrologica che avevano
condotto alla realizzazione
delle enormi statue
megalitiche
da parte di Arnau. Quelle tecniche erano state dimenticate già a
partire dall'epoca rinascimentale, cioè da 200 anni almeno.
Per
non dire dell'oblio sceso sulla terra di Sicilia...!
L'Argimusco
è da tempo scomparso dalla coscienza collettiva e quei pochi oggi
attratti dal fascino dei luoghi, non riuscendo a spiegare il senso
del sito, hanno ipotizzato lontane origini preistoriche (10.000 anni
prima di Cristo
(Sic!) per fini legati alla riproduzione e alla sessualità o
utilizzi magici... niente di più lontano dalla mentalità
rigidamente evangelica
(beghina) di Arnau! Arnau prescriveva, invece, atteggiamenti di
intransigente moralità ad Eleonora
d'Angiò nella sua Informació
espiritual per al rei Frederic nonché
condannava senza appello maghi, esoteristi e altri simili ciarlatani
nella sua opera Epistola De
Reprobacione Nigromantice Ficcionis2.
PAUL DEVINS & ALESSANDRO MUSCO
1
Arnaldo da Villanova “Il Libro del Perfetto Magistero”, prima
traduzione italiana, SeaR Edizioni, la biografia di Arnaldo pag. 69
2
“Nos
in lingua arabum legisse recolimus totam nigromantie fatuitatis
doctrinam”
Juan A. Paniagua, El
Maestro Arnau de Vilanova mèdico,
Valencia, Catedra de Historia de la Medicina, 1969, p. 70 e nell'
Epistola De
Reprobacione Nigromantice Ficcionis
in appendice
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